Impariamo l´italiano cantando insieme: L´arcobaleno
Adriano Celentano nasce a Milano al numero 14 della mitica “via Gluck” il 6 gennaio 1938, da genitori pugliesi trasferitisi al nord per lavoro; a Milano Adriano trascorre l’infanzia e l’adolescenza; lasciata la scuola svolge diversi lavori, l’ultimo e il più amato è quello di orologiaio.
Debutta al Teatro Smeraldo e prosegue una carriera che lo vede partecipe piú volte al Festival di Sanremo.
Nel 1960 Celentano compare in un’importante sequenza della “Dolce Vita” di Federico Fellini, il quale lo vuole a tutti i costi dopo averlo visto esibirsi dal vivo mentre cantava “Reddy Teddy”. Nello stesso anno recita anche in “Urlatori alla sbarra”, “Dai, Johnny dai!” e “Sanremo la grande sfida”.
L’anno seguente Adriano parte per il servizio militare, ma riesce ugualmente a partecipare al suo primo Festival di Sanremo con “Ventiquattromila baci”, in coppia con Little Tony.
Nel 1961 fonda il “Clan Celentano”, il primo esperimento di un artista italiano che sceglie di autoprodursi, oltre che produrre giovani cantanti e musicisti. Il Clan è un caso raro di utopia realizzata: il fondatore immagina un luogo in cui un gruppo di amici “lavora giocando e gioca lavorando”. Il Clan diventa subito una realtà discografica e di “costume” e sceglie di restare indipendente tra gli indipendenti. E’ l’unica etichetta discografica con 36 anni alle spalle ad essere rimasta totalmente italiana. E’ una scelta originalissima, il cui modello va ricercato nel Clan Sinatra, a cui nessun cantante italiano prima di Adriano aveva osato pensare e grazie al quale spiana la strada ad altri (basti pensare alla “Numero Uno” di Mogol-Battisti o alla “PDU” di Mina). Il Clan negli anni lancerà molti cantanti ed autori di successo.
In coppia con Claudia Mori incide “La coppia più bella del mondo”, scritta con un grande autore, Paolo Conte, il quale in seguito dirà che ogni volta che compone pensa alla voce di Adriano, “la più bella in Europa”. Nel 1970 vince il Festival di Sanremo insieme a Claudia Mori cantando “Chi non lavora non fa l’amore”, brano ironicamente ispirato all’autunno caldo. C’è chi interpreta la canzone come un inno contro gli scioperi.
Nel 1972 esce “Prisencolinensinanciusol”, vero e proprio primo rap mondiale: gli americani scopriranno questo genere di linguaggio musicale soltanto dieci anni dopo. Ancora una volta Adriano si dimostra un precursore.
Protagonista di vari film, tra i quali “Yuppi Du”, da lui scritto, diretto, prodotto e interpretato.
Il suo album “Svalutation”, è un ironico commento alla crisi economica che colpisce l’Italia e l’intero occidente. Un vero successo di pubblico e critica è il lavoro del 1998 “Mina & Celentano” in cui due delle voci più apprezzate della musica italiana duettano nello spazio di 10 canzoni. Le copie vendute superano il milione.
Solo un anno più tardi esce il disco “Io non so parlar d’amore” che raggiunge la cifra record di oltre 2.000.000 di copie vendute e la presenza tra i primi cinque posti della classifica italiana per circa 40 settimane. Alla creazione dell’album partecipano Mogol e Gianni Bella.
Celenatno realizza per RaiUno un programma dal titolo “Francamente me ne infischio”, in cui accosta alla musica, che scatena polemiche per la durezza di alcune immagini trasmesse (guerra, povertà, morte sono i duri temi affrontati). Il programma, condotto insieme a Francesca Neri, vince la prestigiosa Rosa d’oro al Festival internazionale della tv di Montreaux.
Nel 2000 esce “Esco di rado e parlo ancora meno”. La coppia compositiva Mogol-Gianni Bella, accompagnata dalle chitarre di Michael Thompson e dagli arrangiamenti di Fio Zanotti, ha ancora una volta indovinato la formula per una nuova pozione magica.
*
Ancora molto attivo sia sul piano musicale che televisivo Adriano Celentano, irriverente, ironico, sarcastico a volte non si smentisce mai e dice sempre quello che pensa.
Si ritiene che il brano sia dedicato al grande cantautore Lucio Battisti, amico sia di Celentano sia di Mogol, scomparso prematuramente il 9 settembre; invero, sebbene Mogol non l’abbia apertamente ammesso, il testo della canzone appare riferirsi apertamente, fin dall’inizio (“Io son partito poi così d’improvviso che non ho avuto il tempo di salutare”) a una persona scomparsa prematuramente.
Il brano, struggente e malinconico, contribuì grandemente al successo dell’LP di Adriano Celentano “Io non so parlar d’amore”, che vendette oltre un milione di copie.
che non ho avuto il tempo di salutare
l’istante breve ma ancora più breve
se c’è una luce che trafigge il tuo cuore
L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore
può darsi un giorno ti riesca a toccare
con i colori si può cancellare
il più avvilente e desolante squallore
Son diventato sai tramonto di sera
e parlo come le foglie d’aprile
e vivrò dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso
Io quante cose non avevo capito
che sono chiare come stelle cadenti
e devo dirti che è un piacere infinito
portare queste mie valigie pesanti
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
Son diventato sai tramonto di sera
e parlo come le foglie d’aprile
e vivrò dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
ascolta sempre e solo musica vera
e cerca sempre se puoi di capire
* (biografia liberamente ispirata a biografieonline.it)