“Ci sono momenti particolari per scrivere?”
E’ la solita frase che mi viene rivolta .
Direi di no.
La creatività è una gran brutta bestia.
Inutile cercarla, arriva quando vuole lei, così da sempre; come una vecchia diva dei film di Hollywood; spietata, bella e pronta a dettarti quello che devi scrivere.
Noi scrittori, si diventa dei tramite, dei medium, consapevoli del nostro dono di recepire storie e componimenti poetici che arriveranno al momento opportuno.
La nostra esistenza è una sala d’attesa.
Con grande pazienza, si attende il giusto treno da prendere… e si parte di conseguenza.
Il nostro grande bagaglio a mano è una penna, che con il tempo si è trasformata in computer (non per tutti).
Mi sono alzato in tante notti strane, con il desiderio di scrivere quello che un sogno mi dettava.
Nei tempi passati, ho perso tantissime (a mio avviso) belle composizioni, solo perché sprovvisto di blocco notes vicino a me e voglia di accendere la luce.
Ora, annotare il messaggio captato nel dormiveglia, è diventato una prassi che segue il momento dell’accadimento.
La mia agenda è sempre sul mio comodino; grande guerriera, e pronta ad attacchi notturni, dove con un fucile a forma di penna biro difendo le pagine bianche scrivendoci sopra.
La cucina poi, è il mio scoglio dove le attese (tempi morti) dei piatti che sto cucinando li dedico al pensare… o a far si che una botta creativa mi svegli i sensi già addormentati tra le pentole che borbottano.
Tante belle cose sono nate tra i profumi di piatti da presentare .
Il gusto, il tatto, l’olfatto, insomma tutti i sensi si sono adoperati per creare risultati di piatti riusciti e poesie d’accompagnamento.
Poi è nato l’amore per la traduzione.
Il leggere alcuni miei versi in un’altra lingua cominciava a piacermi.
Il gusto quello mio e del traduttore di interpretare e mettere per iscritto una metafora in un’altra lingua… mamma mia quanto dolore rinunciare alla bellezza e ricchezza di vocaboli che la lingua italiana aveva e ha come alternativa a lingue veloci, scarne… poi nasceva la composizione con altri suoni, con una interpretazione che voleva dire la stessa cosa… una poesia perfetta nella sua nuova lingua.
Finora ho composto due libri con traduzione a fianco “Crowded airports and tired queens” “Aeroporti affollati e stanche regine” inglese-italiano e “Fem danske hekse og en digter” “Cinque streghe danesi e un poeta” danese-italiano.
Ne parleremo nel corso di altri appuntamenti.
La mia passione è la poesia del 900 e contemporanea… sono stato molto influenzato da poeti e poetesse anglosassoni e anche danesi.
Nel corso dei prossimi appuntamenti si leggerà qualcosa riguardo i grandi del passato e i grandi che tutt’ora “fanno” poesia e non sono ancora conosciuti al grande pubblico.
Ci saranno interviste, letture di pezzi, curiosità riguardanti questa meravigliosa arte.
Chiudo questo mio monologo , giusto per presentare a voi che leggete, l’autore di questa rubrica della “Società Dante Alighieri” di Copenhagen: il ppp poeta.
Un bravo critico mi ha così definito : Dr. M.A. Pinna
“Quelli di Peretti sono versi che raccontano momenti, come frammenti di un romanzo, e pur nell’elaborazione di temi personali, non scadono mai nel patetico perché la forza delle immagini vive riesce a contrastare il lato sentimentale delle sue poesie.
Attraverso il libero esercizio delle associazioni mentali, delle immagini in libertà, senza retoriche ed eccessive preoccupazioni formali, attraverso il libero gioco della parola che scorre a dispetto dei fanatici, Peretti fa poesia.
Ritmo semplice e disincantato insieme, efficace, di immediata assimilazione, vagolante infiniti dalla sfumatura nostalgica e ribelle. Capacità di universalizzare sensazioni individuali proprie del sé, trasceso ad hoc , attraverso un linguaggio visivo, ricco di particolari veicolanti un senso che va comunque oltre la materia per esprimere l’idea della persistenza della caducità, del dolore e del colore vitale insieme, attraverso un sapiente gioco di contrasti e illusioni.