Cari amici questo mese vi proporrò la prima delle tantissime interviste che hanno a che fare con il tema a noi caro; la poesia.
Intervisterò quei poeti che sono ancora sconosciuti al grande pubblico, ma che hanno già chi li segue da tempo e che sono molto apprezzati nei social, con la speranza possano in qualche maniera lasciare una loro ”bellissima” traccia nel mondo poetico attuale scarso di belle penne e ricco di amatori, talvolta anche presuntuosi che sono la vera passione di chi non capisce fino in fondo questa arte. In ogni caso auguro anche a loro tanto successo…E noi, alla nostra maniera andiamo avanti. La poesia è un terreno non proprio popolare e proprio perché difficile , noi cerchiamo di rendelo meno tale, studiandola, leggendola e proponendola ai nostri giorni.
Dopo l’intervista, alcuni brani poetici di poeti già affermati. Buona lettura.
INTERVISTA CON CARLA PAOLINI:
Carla Paolini è una poetessa raffinata, vive e lavora a Cremona. Ha pubblicato diversi libri di poesia,collaborato a progetti per varie manifestazioni culturali, ha scritto narrativa e gestisce anche un blog : specchio. Ilcannocchiale.it.
Poetessa raffinatissima e d’elité, adorata da un ristretto circolo culturale e non solo, ma anche capace di prendersi in giro e ironizzare con i suoi versi.
Adorata anche dallo scrittore Aldo Busi che ha elogiato la sua poetica.
Ma lasciamo la parola alla stessa artista.
NEL MAGICO MONDO CI CARLA:
1 – Chi è Carla Paolini?
Premetto di non amare le definizioni e ancor meno le autodefinizioni, penso che siano degli steccati che ci costruiamo intorno e nei quali ci rifugiamo nel tentativo di non disperderci nel nulla che ci circonda. Per quanto mi riguarda sono convinta che solo nella mia scrittura, inevitabilmente, si manifesti il mio modo di essere ed è lì che si può conoscermi.
2 – Quali sono le caratteristiche per fare poesia; chi può essere definito un poeta?
Potrei fare un lungo elenco di qualità intellettuali o etiche, ma non con queste avrei identificato un poeta, mancherebbe quel quid misterioso che spesso nemmeno chi scrive conosce o sa di avere.
Ogni tanto succede e allora… ecco la poesia!
3 – Quali sono state le tue influenze poetiche e perché?
Sono rimasta contaminata da tutto ciò che ho letto.
Ma ho amato, fra gli altri Federico García Lorca: per la potenza immaginifica dei suoi versi; Giuseppe Ungaretti: per l’energia della parola scagliata “come pietra” e la scelta sintetica; più tardi Sylvia Plat: per la forza dirompente della sua disperazione.
4- Cosa pensi del pensiero che la poesia non è “una cosa” moderna?
La poesia non c’entra niente con la modernità, anzi meno è moderna, nel senso di legata alle mode, tanto più è duratura. Come ogni altra fatica letteraria, per essere considerata tale dovrebbe avere la capacità di sprigionare una intensità germinativa che le permetta di prolungare nel tempo l’essenza dei suoi contenuti.
5 – Quali testi poetici di un grande autore presente o passato avresti voluto scrivere tu?
Io non so scrivere versi d’amore e invidio la straordinaria efficacia di quelli di Pablo Neruda.
6 – Ci parli un po’ del tuo Blog? É ancora moderno averne uno, e a cosa serve secondo il tuo punto di vista?
Il mio blog era essenzialmente impostato a veicolare i miei interessi: letteratura, cinema e musica. Ho cercato, almeno nei primi tempi, di essere sempre presente con post, spero, di buona qualità. Ultimamente dopo l’iscrizione a FB ho un po’ rallentato…Credo che sia ancora uno strumento valido perché permette di postare contenuti più meditati e completi rispetto ad altri social.
7 – Che consigli daresti a un aspirante poeta?
3 consigli: leggere, leggere di tutto, rileggere quello che ti ha stregato.
8 – Purtroppo ti obbligano a buttare giù dalla torre due libri che non ti sono per niente piaciuti. Quali sono e perché?
Mi rifiuterei, i libri sono preziosi. Dai libri si impara sempre. Se sono buoni impari a scrivere bene se sono cattivi impari come non si deve scrivere.
9 – Ci parli dei tuoi prossimi progetti?
Sto lavorando a una raccolta di monologhi.
10 – Con la bacchetta magica, hai la possibilità di far ritornare in vita anche chi non c’è più. Un invito a cena: quale poeta sceglieresti e perché?
Sceglierei Guido Gozzano. Per la disincantata consapevolezza dell’effimero… e l’attrazione per la bellezza fuggitiva della farfalla.
Carla Paolini
Laureata in lettere con una tesi sulla retorica per immagini nella pubblicità.
Si è dedicata per qualche anno allo studio di tecniche per modellare la creta, sotto la guida del maestro Carlo Fayer.
Partecipa, in collaborazione con altri artisti a progetti per varie manifestazioni culturali e a reading di poesia.
E’ stata finalista (con la silloge MODULATI modulati) e più volte segnalata al premio Lorenzo Montano – Edizioni Anterem, Verona – per la ricerca letteraria.
Ha pubblicato racconti, poesie, favole, su antologie e riviste:
le sillogi poetiche
Impronte digitali (1993); Diverso inverso (1995);
UNAxUNA (1998); Ai cancelli del flusso (2001);
Amori diVERSI (2002);
MODULATImodulati (2004); Insta
e le raccolte di brevi prose poetiche:
Prosemi (2009); Internectasie
Translalie 2014).
Il volume di favole “Gli oggetti da favola”
1^ edizione (2017)-2^edizione (2018)
Ha tradotto dall’inglese il Book IV- cap. I , del
“Finnegans Wake “ di James Joyce –
mai tradotto in italiano
e-mail : carla.paolini@tin.it
website: www.carlapaolini.com
La poesia di Carla Paolini sulla Rete. Biografia, opere, inediti, critica
|
blog: specchio.ilcannocchiale.it
book trailer: youtube.com /INTERNECTASIE
MONOLOGO — LA PAUSA
Dico a te
avvicinati
ho un disegno per attrarti
c’è pronta una cuccia d’erbe fiorite
ci accartocceremo
disattivati da ciò che sembrava destinato
ti aiuterò a fermare tutto
a travestirti
perché non ti riconoscano
a mutare i sensi in plasticità
galleggeremo
sulle ultime scremature di perfezione
al riparo da intenti di squilibrio
discorreremo solo
delle cose che non esistono più
nutriti
dal midollo tenero dell’assenza
MONOLOGUE – PAUSE
Come closer
a pattern is framed
just for you
a grassy bed in bloom will shelter us
so crouched down
as to be detached
from what was meant
I’ll give you help to stop everything
to disguise yourself
beyond recognition
all senses changed into plasticity
floating
over the last skims of perfection
protected
from unbalanced issues
giving voice
to things forevermore silent
nurtured
by the tender core of the absence
CINQUANTAQUATTRO
Per dare corpo al mio pensiero
scelgo un corpo di ballo
potrò farlo danzare
inventargli acrobazie
guardarlo volteggiare sull’aria
costruirgli attrezzi che lo aiutino
a potenziare le sue intuizioni
un corpo atletico con increspature poetiche
che facciano capolino nello spettacolo
dilatandosi in bolle di trasparenza
verso il tumulto trasfigurato degli spettatori
quale coreografo è capace di tanto?
FIFTYFOUR
To give my thought a body
I choose a corps de ballet
I’d have it dance
excogitate acrobatic tricks
see it dancing about on the air
I’d create suitable tools to enable it
strengthen its intuitions
an athletic corps endowed with poetic ripples
hither and thither peepin’n the show
enormously increasin’n bubbles of transparency
to reach the transfigured tumult of the audience
which choreographer has this very power?
L’ opera senza nome
Inizia come un caotico sciame di scotomi scintillanti che perforano il buio.
Se cerchi di seguire la loro direzione ti disperdi, è importante che sia uno solo a darti il via. Il luminoso microfolletto guida che stuzzica e chiede sostanza.
Ora tocca te. È il gioco del fruga fruga, del dare corpo… e vai avanti all’incerta, cercando un midollo forte che tenga, rivoltando l’interno delle tasche, scucendo orli, stracciando vecchi pastrani, perquisendo,scandagliando, perché fra polvere e pieghe a volte trovi una parola solitaria che aspetta.
È sempre la prima a mancarti, quella seria, importante, che ha un grande potere. L’assoluto potere di attrarre le altre, di convogliarle verso il luogo della aggregazione dove si annusano guardinghe per sapere se possono affidarsi scambievolmente o prendere le distanze e comporsi in antagonismi che si scontrano, distribuendosi in labirinti e biforcazioni…
È indispensabile creare un favoreggiamento, una connivenza fra te e le rotte, senza perdere d’occhio l’intuizione, fare in modo che non ti sfuggano i movimenti oscillatori della reminescenza, masticare bene i reperti e le tracce, digerirli per poterli risostanziare. In fondo è tutto qui: sostanziare. Anche quando le parole non hanno voglia di stare nella tua recinzione… si agitano, mettono le ali e tentano di sfuggirti alzandosi o si interrano disperate perché non sono più di moda. Quello che vale è solo la tua capacità di tenerle in riga.
Ma attenzione, non le soffocare, non stritolarle nelle spire della razionalità, del voler far bene o del voler far bello, un po’ di conteggio è concesso, un po’ di ragioneria non guasta purché lasci una percentuale di spaccature, crepe, sbocchi in cui siano libere di infilarsi e dove solo tu hai il diritto di andare a stanarle.
Scaturirà una frenesia di raschiature, il rimescolarsi complice in cerca di un concetto chiave che non ha voglia di farsi conoscere, un’astuzia di compromissioni senza pudore, tentativi squilibrati e improvvidi fra esigenze alterne di contenersi o rivelarsi…
All’ultimo poi, che importa! Un groviglio di parole si rende conto di essere spaventosamente legato, più di tutto, a ciò da cui vorrebbe sentirsi libero. Fatica a decidere quello che gli serve e infine si chiede cosa fare di sé pretende solo un nome per esistere. È questo che tu puoi dargli: un’identità fresca che lo metta in circolazione nel mondo…
VICTORINE SI VENDICA
Dal 1863, quando il suo ritratto fu esposto al Salon des Refusès, Victorine* soffriva… Il freddo così nuda in quel bosco umido, i crampi che la tormentavano per essere costretta all’immobilità in una posa assurda, la fame nonostante il cibo per la colazione fosse a portata di mano.
Ma quello che più la scocciava era l’espressione invitante e soddisfatta che era costretta a sciorinare. Che noia, dover apparire orgogliosa di esporsi nuda davanti a incompetenti voyeur che col pretesto dell’arte la sbirciavano per soddisfare pulsioni inconfessabili.
Edouard l’aveva creata così. E lei aveva incominciato ad odiarlo da subito: il suo desiderio più ardente era di trovare qualcuno che la guardasse con occhi diversi al quale poter chiedere aiuto per uscire da quella situazione incresciosa, ma i decenni passavano e quello sguardo non l’aveva ancora incontrato.
Da ragazza sana e fiorente qual era Victorine aspettava con ottimistica pazienza.
Pazienza, costanza, perseveranza, persistenza… queste cosucce in nza danno buoni frutti.
Così infine, dopo tanta attesa Lui arrivò: l’avvolse nel suo sguardo giovane, pieno di ardimenti e di generosità, e capì senza bisogno di parole l’aspirazione della bella digiunatrice. Nottetempo fu ancora da lei, le diede la mano perché uscisse dal quadro senza farsi male, la sfiorò appena, abbracciandola col suo mantello e la lasciò libera di riscoprire la vita.
La stampa si occupò a lungo di questo strano evento: la misteriosa comparsa di una deturpante macchia gessosa su uno dei più ammirati capolavori della scuola impressionista francese. La vendetta di Victorine si era attuata: il quadro senza più alcun valore venne relegato nei sotterranei del Musée d’Orsey.
POESIA QUESTA CONOSCIUTA :
Per concludere vi propongo :
Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977) è considerato uno dei poeti più importanti del Novecento.
Ecco alcune sue bellissime liriche.
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune.
**
Ora la voce tua disparirà.
E domani cadrà anche il tuo fiore.
E nulla più verrà. Forse la vita
si spegne in un falò d’astri in amore.
**
Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.
**
E poi son solo. Resta
la dolce compagnia
di luminose ingenue bugie.
**
Nel chiuso lago, solo, senza vento
La mia nave trascorre, ad ora ad ora.
Fremono i fiori sotto i ponti. Sento
La mia tristezza accendersi ancora.
**
Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.
**
Amico, sei lontano. E la tua vita
ha intorno a sé colori ch’io non vedo.
Ha la mia vita intorno a sé colori
che io non vedo.
**
Ora la voce tua disparirà.
E domani cadrà anche il tuo fiore.
E nulla più verrà. Forse la vita
si spegne in un falò d’astri in amore.
**
Al pari di un profilo conosciuto,
o meglio sconosciuto, senza pari
Fra gli altri animali, unica terra
La tua forma casuale quanto amai.
**
Nel sonno incerto dormo ancora un poco.
È forse giorno. Dalla strada il fischio
di un pescatore e la sua voce calda.
A lui risponde una voce assonnata.
…
Un caro saluto e al prossimo appuntamento.
Pablo Paolo Peretti.