LA NASCITA DELLE LINGUE NEO-LATINE

di Dante Alighieri Copenaghen
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La nascita delle lingue neo-latine
Intorno al Mille in Europa sorgono le lingue neolatine dalla dissoluzione della lingua latina. Esse sono l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno. Accanto ad esse sorgono le lingue anglosassoni, che sono il tedesco e l’inglese. Le lingue neolatine derivano non dal latino dotto, cioè quello scritto e parlato dagli intellettuali e dalle persone colte, ma dal latino popolare.
Le prime prove letterarie delle nuove lingue sono romanzi o poemi di valore nazionale.
In Spagna sorge il Cantar de mio Cid (la Canzone del mio Signore, metà del sec. XII), che mescola realtà storica e leggenda. Il protagonista è Rodrigo Diaz de Bivar, soprannominato el Cid Campeador (il Si- gnore vincitore), che lotta contro i mori per liberare la Spagna e che ottiene risultati significativi come la conquista di Valenza (1086). La reconquista spagnola contro gli arabi inizia proprio in questi anni e termina nel 1492 con la caduta del regno di Granada.
In Francia sorgono diversi cicli:
a) le chansons de geste, tra le quali emerge il ciclo carolingio, che hanno un carattere epico-religioso (sec. XI);
b) i romanzi cavallereschi del ciclo bretone, che cantano l’amore e l’avventura (sec. XI-XII); e, meno importante,
c) il ciclo dei cavalieri antichi.
Il primo canta Carlo Magno e i suoi paladini. Il poema più importante è la Chanson de Roland (fine del sec. XI), che riprende un fatto storico: l’agguato teso dai baschi (non dai mori) tra i Pirenei alla retroguar- dia dell’esercito di Carlo Magno che rientrava in Francia dalla Spagna (778). Per vendicarsi di Orlando, Gano rivela a Marsilio, re moro di Saragozza, la strada che i franchi seguiranno per tornare in patria. Il paladino Orlando, che guida la retroguardia, è quindi assalito dai pagani a Roncisvalle e muore combattendo valorosamente con tutti i suoi compagni. L’imperatore torna indietro con l’esercito per soccorrerlo, ma può soltanto vendicarlo facendo strage degli assa- litori e punendo il traditore.
Il secondo canta le avventure di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. Le storie più note sono tre: l’infelice amore di Tristano verso Isotta “la bionda”, che porta entrambi gli amanti alla morte; l’amore cor- tese di Lancillotto verso la regina Ginevra, moglie di re Artù, un amore che spinge il cavaliere a compiere nobili azioni per la sua donna; e la mistica ricerca del santo Graal (il vaso in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo) fatta da Perceval, un giovane dall’animo nobile e puro.
In questo ciclo la donna svolge un ruolo di primo pi- ano: essa spinge l’uomo ad elevarsi spiritualmente, costringendolo ad ubbidirle e facendogli compiere imprese eroiche.
I due diversi nuclei letterari sono legati a situazioni storiche e sociali profondamente diverse: le chansons de geste, più antiche, s’inseriscono nella società feudale, che si sta consolidando militarmente e socialmente, e cantano gli ideali di patria e di fede; i romanzi cavallereschi del ciclo bretone, più recenti, s’inseriscono in una società feudale ormai stabile, che va verso valori borghesi, e cantano l’amore e l’avventura. Il ciclo bretone è seguito da un’ampia produ- zione lirica, che ha come tema dominante l’”amor cortese”, cioè l’amore verso la donna-castellana cantato dai poeti che frequentano la corte del castello, che costituisce il centro della vita sociale ed economica (sec. XII e XIII).
Infine il ciclo dei cavalieri antichi reinterpreta in chiave cavalleresca e cristiana gli eroi ed i personaggi storici del mondo antico come Enea, Giulio Cesare ed Alessandro Magno.
La produzione letteraria francese riesce a condiziona- re profondamente le letterature dei paesi vicini, in particolare la letteratura italiana.
In Germania sorge la Canzone dei Nibelunghi, che unifica due saghe precedenti (1200-1210). Essa è ambientata intorno al 436 ed è incentrata sulla figura di Sigfrido, re dei Nibelunghi, e sulle sue avventure; poi sulla figura della moglie Crimilde, che ne vendica ferocemente la morte. Nel poema compaiono figure storiche come Attila (395ca.-453), re degli unni, e Teodosio II (401-450), imperatore dell’impero romano d’oriente. Gli ideali cantati sono un senso estremo dell’onore e dell’eroismo, e un desiderio insaziabile di ricchezza e di potenza, che spinge i protagonisti a sfidare anche il destino, dal quale però sono spietata- mente travolti. La produzione tedesca presenta quindi motivi e contenuti molto diversi da quelli cantati dal- le letterature straniere del suo tempo.
In Italia il poema nazionale appare con un notevole ritardo rispetto alle altre nazioni europee. Esso è la Divina commedia di Dante Alighieri (1306-1321). Le cause di questo ritardo sono comprensibili: il latino, che è la lingua parlata dalla Chiesa, è molto più radicato che altrove nella cultura ufficiale, perciò gli intellettuali si preoccupano con grande ritardo di porre le basi a una lingua nazionale. Essa racconta il lungo e drammatico viaggio del protagonista, lo stesso autore, nei tre regni dell’oltretomba, per ritrovare la retta via, che aveva smarrito. Il viaggio si conclude con la visione mistica di Dio. In quest’opera i motivi politici, filosofici, teologici e scientifici hanno la prevalenza su tutti gli altri motivi cantati nei poemi precedenti.
In tutta Europa ancora per secoli il latino resta la lin- gua ufficiale degli intellettuali e poi delle università. L’Europa settentrionale lo abbandona con la Riforma protestante (1517) di Martin Lutero; la Chiesa cattolica soltanto con il Concilio Vaticano II (1962-65).

Fonte: Genesini Pietro, Letteratura italiana, Padova, 2021

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