E quindi uscimmo a riveder le stelle: l’Inferno secondo Giuseppe L. Bonifati

di Noemi Taborelli
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Giuseppe L. Bonifati, classe 1985, è un attore, drammaturgo e direttore teatrale poliedrico e instancabile. Con base in Danimarca, il suo gruppo di arti performative DOO, ora facente parte del neonato Det Flyvende Teater (Il Teatro Volante), ha viaggiato in tutto il mondo, dalla Francia alla Russia, dalla Costa Rica all’India. Impegno e talento hanno permesso a Bonifati di ricevere numerosi riconoscimenti, tra i quali il prestigioso Premio Fersen.

Nel 2021 Bonifati ha portato in Danimarca un’intima e drammatica rivisitazione della Divina Commedia di Dante Alighieri: lo spettacolo, dal titolo Ed elli a me, è stato possibile grazie alla partnership con CISPA Copenhagen International School of Performing Arts, l’Istituto Italiano di Cultura di Copenhagen, il Comune di Copenhagen, il Ministero della Cultura Comitato Dante 2021, Lasson Andersens Fond, la Società Dante Alighieri, e si è avvalso della partecipazione della Prof.ssa Pia Schwarz Lausten dell’Università di Copenhagen.

Abbiamo chiesto a Giuseppe L. Bonifati, in veste di direttore teatrale, di toglierci qualche curiosità sul suo modo di fare teatro e sullo spettacolo dedicato a Dante.

Buongiorno Giuseppe, iniziamo dalla definizione del gruppo di arti performative DOO (acronimo di Divano Occidentale Orientale) che hai fondato nel 2010 cui, tre anni dopo, si è unita anche Linda Sugataghy: perché «vision, aesthetics, action»?

Credo che questi tre elementi siano la summa dell’agire scenico: il gruppo DOO si caratterizza infatti per la grande attenzione data alla visione, la ricerca di un livello estetico alto e l’immediatezza che deriva dall’interazione con il pubblico.

E ora tre aggettivi che NON definiscono il tuo modo di fare teatro.

Orrido, approssimativo, statico.

Nelle tue interviste parli spesso di ostacoli che impediscono di raggiungere la bellezza attraverso l’arte. Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato come direttore di teatro?

Prima di tutto, i tempi ristretti per la realizzazione delle opere. In secondo luogo, trovare un accordo tra la propria visione estetica e i gusti del pubblico.

Una scena dello spettacolo – Foto di Linda Sugataghy (Det Flyvende Teater)

Veniamo ora allo spettacolo Ed elli a me, una performance realizzata in occasione del 700º anniversario della morte del poeta Dante Alighieri. Qui gli spettatori vengono condotti da Dante, l’attore spagnolo Alberto Martinez Guinaldo, e Virgilio, interpretato dal cantante d’opera danese Fritjof Fuglesang, all’interno dell’Inferno dove li aspetta uno speed-date tutto particolare: tre minuti in cui ciascuna anima dannata, interpretata da un attore del CISPA, confessa il peccato che l’ha condotta lì. In sottofondo le musiche originali composte dal Maestro Claudio Passilongo. Come nasce quest’idea?

Una scena dello spettacolo – Foto di Linda Sugataghy (Det Flyvende Teater).

L’idea dello speed date nasce dal fatto che la performance è site-specific. Lo spettacolo si è infatti tenuto presso l’antica e suggestiva biblioteca dell’Università di Copenhagen, una sorta di prigione del sapere. La biblioteca presenta una trentina di celle e una balconata: abbiamo quindi pensato ad altrettante micro-performance di circa tre minuti ciascuna. Ho chiesto agli attori di fare tabula rasa delle conoscenze pregresse circa la Divina Commedia per trasformare la performance in un lavoro organico e congruo al luogo. Per chi fosse curioso, qui un assaggio dello spettacolo: Ed elli a me.

Quali sono i modelli cui ti sei ispirato per adattare il poema dantesco?

Sicuramente William Blake, ma anche grandi artisti quali Gustave Doré, il cui lavoro più noto è proprio l’illustrazione della Divina Commedia, Auguste Rodin, autore della Porta dell’inferno, e Sandro Botticelli con i suoi disegni su pergamena per l’opera del Sommo Poeta.

Immagino sia servito un lungo lavoro di ricerca.

È stato necessario un anno; poi sul luogo abbiamo provato una settimana per dodici ore al giorno.

Hai mai pensato di rivolgerti in modo specifico a un pubblico giovanile?

Perché no? Già immagino una tournée quest’anno. Mi piacerebbe mantenere gli stessi attori ma può diventare un format con un cast locale, di volta in volta diverso.

Per finire, uno sguardo al futuro: un’anticipazione su qualche progetto che hai in serbo?

Un primo progetto che posso preannunciare è Il gabbiano di Čechov; verrà rappresentato in un hangar dell’aeroporto di Billund (BLL), uno degli aeroporti più importanti della Danimarca. Al progetto parteciperanno anche quattro giovani attori diplomati al CISPA.

In secondo luogo, Det Flyvende Teater, Il Teatro Volante, verrà attivato in maniera più sistematica sempre presso l’aeroporto di Billund. Si tratta di una compagnia aerea che ti fa volare con la fantasia. I prossimi voli si possono scoprire attraverso le pagine social Facebook e Instagram.

Insomma, possiamo considerare l’arte come una forma di volo sopra la realtà?

Certamente.

In un momento storico in cui i viaggi reali sono limitati, grazie a Giuseppe L. Bonifati per averci fatto viaggiare con la fantasia, dalle stelle alle nuvole, e ritorno.

Det Flyvende Teater – al centro Giuseppe L. Bonifati

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