Resto spaesata, a volte, dinanzi all’enorme offerta di canali e programmi televisivi che oggi abbiamo a disposizione. Troppo abbondante e, spesso, di scarsa qualità, per cui, prima di trovare qualcosa che valga la pena di vedere, si deve fare una lunga e attenta selezione. Ci sono i canali tematici per gli appassionati di alcune materie, hobby e generi cinematografici e tantissimi dedicati ai bambini. Chi appartiene alla mia generazione ricorderà che, quando eravamo bambini, i canali erano pochi e la scelta ancor di più. Ho trascorso i primi anni della mia vita guardando i film di Shirley Temple, i classici del western, il mago di Oz (1939), il lago dei cigni (del 1981, cartone antesignano de “La principessa del lago”), e, soprattutto, quelli di Totò.
Ne ho visti tanti, se non tutti, e più volte, ma pur amando il principe della risata, con il tempo sono finiti nel dimenticatoio. L’altro giorno, parlandone con mio figlio, sono rimasta sorpresa quando mi ha rivelato di non aver mai visto “Miseria e nobiltà”. L’ho ritenuta una mia grave mancanza, dal momento che sto cercando di inculcare nei miei figli un’adeguata cultura cinematografica, al di là del gusto personale. Ed un cult del cinema come questo non può mancare all’appello. Ho rimediato subito e l’ho costretto a vederlo all’istante. Era un po’ ricalcitrante inizialmente, ma dopo i primi momenti di perplessità l’ho visto via via apprezzare sempre di più la comicità semplice, genuina, spoglia di fronzoli e volgarità di questo film. Oltre ad essere un pezzo di storia del cinema, è anche un affresco della vita a Napoli, alla fine del 1800. Totò interpreta Felice Sciosciammocca, maschera reinventata e portata sulle scene da Eduardo Scarpetta e divenuta celebre grazie all’eccezionale attore partenopeo. Di professione scrivano squattrinato e sciupafemmine, Felice condivide casa, sventure e miseria con l’amico Pasquale, fotografo ambulante e le rispettive famiglie. I due vivono alla giornata, cercando di sfuggire ai creditori e di raggranellare qualcosa per sfamare mogli e figli, ma con scarso successo. Ormai sono ridotti alla fame, quando la fortuna va loro incontro nei panni di don Luigino, un giovane benestante che si innamora di Pupella, la figlia di Pasquale. Luigino viene a sapere che la sua amata non mangia da diversi giorni, quindi salda i debiti di Felice e Pasquale e invia loro un lauto pasto, ordinato al ristorante. Pupella, Felice e la compagna Luisella, Pasquale e sua moglie Concetta credono di avere le allucinazioni per la fame, quando il cuoco allestisce dinanzi ai loro occhi un banchetto coi fiocchi. Appena questi si allontana si avventano tutti sulla tavola imbandita. E’ memorabile la scena in cui Totò e gli altri protagonisti mangiano gli spaghetti con le mani, accennando una tarantella. Chi non l’ha mai vista? La fortuna bussa una seconda volta alla porta di Felice e Pasquale quel giorno. Il marchesino Eugenio è innamorato della bellissima Gemma, una ballerina di teatro e sorella di don Luigino, ma i suoi parenti altolocati non approvano la sua unione con una borghese. Paga, allora, gli squattrinati per fingersi la sua nobile parentela. Vestiti rispettivamente da marchese, principe di Casador, contessa e contessina del Pero, Felice, Pasquale, Concetta e Pupella vanno a casa di don Gaetano, per chiedere la mano di Gemma, ma giunti lì la vicenda si ingarbuglierà creando una serie di equivoci, che si concluderanno con un lieto fine, per tutti, o quasi.
Un film che con la sua schiettezza e semplicità strappa sorrisi autentici ed un momento di vero svago e spensieratezza.
Alla fine mio figlio, che appartiene alla generazione dei filmoni dagli effetti speciali sensazionalistici mi ha detto: “Mamma, avevi ragione, avrei dovuto vederlo prima”. E , quando un figlio adolescente per una volta ti dà ragione, è una grande soddisfazione.
Trent’anni dopo l’uscita, la pellicola torna a essere protagonista
Questa è la storia rocambolesca del trentennale “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore.
Le sorti del film cambiano radicalmente durante il suo percorso. Inizia nel 1988 con un flop nazionale, poi si presenta al Festival di Cannes con una versione ridotta e vince il Gran Premio della Giuria. Pochi mesi dopo si candida all’Oscar e nel marzo del 1990 lo vince come Miglior Film Straniero. Nel 1991 vince ben cinque premi BAFTA. Un’esperienza a dir poco clamorosa, che si snoda tra grandi delusioni e infinite soddisfazioni. Come un’Araba Fenice, il film rinasce e in poco più di un anno passa dalle “ceneri” alle “stelle” di Hollywood.
“Nuovo Cinema Paradiso” si presenta in più versioni di diversa lunghezza. L’originaria versione di 155 minuti fu un vero disastro, così Tornatore un anno dopo decide di sostituirla con una seconda versione ridotta di trenta minuti e la presenta a Cannes. In seguito nel 2002 esce una versione “director’s cut” di 173 minuti. Nel 2014 la pellicola si rilancia a Los Angeles in una nuova scintillante versione restaurata. A fine proiezione il pubblico americano si alza in una fortissima interminabile e commovente standing ovation. Nel novembre del 2018, in occasione del 30° anniversario, il film viene proiettato in tutti i cinema della Danimarca nella sua rinnovata versione. Insomma sembra che “Nuovo Cinema Paradiso” abbia una sua volontà propria che lo vuole di volta in volta sempre protagonista.
Sembra quasi inverosimile che nel novembre del 1988, il Cinema Aurora di Messina, a differenza di tutti gli altri cinema in Italia, fu l’unico a tenere il film per una settimana. Il gestore Gianni Parlagreco vide “Nuovo Cinema Paradiso” e se ne innamorò subito. Gli ritornò in mente tutta la sua vita da ragazzo, il suo amore per il cinema di provincia vicino a casa, la puzza di fumo di cui era impregnato tutto, le sedie di legno e una galleria completa degli svariati tipi di personaggi locali che frequentavano la sala. Anche a Messina il film non incassa, ma la passione per il cinema di Gianni, che si riconosce nel piccolo Totò, lo fa escogitare uno stratagemma: l’esercente lascia entrare gratis gli spettatori, ma all’uscita, se il film è stato di loro gradimento, possono pagare il biglietto. Fu così che progressivamente il film crebbe e arrivò a incassare settantadue milioni di lire solo a Messina contro l’incasso complessivo di 120 milioni in tutta Italia.
A ispirare il regista fu un fatto realmente accaduto nel 1977, durante uno dei suoi viaggi in Sicilia. Tornatore scoprì che il cinema della sua infanzia era stato chiuso. All’epoca accadeva continuamente, alcune città italiane rimasero senza cinema. In quegli anni le videocassette avevano preso il sopravvento e sembravano seriamente minacciare il futuro delle sale cinematografiche. Tornatore decise che era arrivato il momento di realizzare un progetto che si portava dietro da qualche tempo e si mise a intervistare i vecchi del posto, chiedendo loro di raccontare la storia del cinematografo. Il personaggio di Alfredo è ispirato ad Alfredo Vaccaro, puparo siciliano (siracusano) che raccontò a Tornatore il suo mestiere di proiezionista con tutte le limitazioni di allora. Ne nacque così “Nuovo Cinema Paradiso”, un film che è un tributo alla storia del cinema, alla vita, ma anche alla realizzazione dei propri sogni e a quelli infranti.
In questo film il regista siciliano, nativo di Bagheria in provincia di Palermo, ci porta a spasso per gli incantevoli paesaggi della Sicilia. L’immaginario paesino di Giancaldo, cornice della storia, è in realtà una montagna che sovrasta Bagheria, in provincia di Palermo. Mentre le scene ambientate nel presunto Giancaldo sono state realizzate a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo. La bellissima piazza di Palazzo Adriano, con la caratteristica fontana bianca ottagonale in stile barocco del 1608, è il fulcro delle riprese, dove s’intrecciano le vicende del film. Oggi la piazza, a parte il traffico automobilistico, è rimasta invariata, così come le sue tre chiese. La chiesa di Maria Santissima Assunta, adornata di stucchi e impreziosita dall’arte dell’artista palermitano Giuseppe Patania, fa da sfondo alla vita degli abitanti di Giancaldo: donne che preparano l’estratto di pomodoro, il giovane Totò che si sofferma sui gradini a pensare ai consigli di Alfredo e così via. Mentre gli interni del Cinema Paradiso furono girati nella Chiesa di Maria Santissima del Carmelo, caratterizzata da un’unica navata e da un maestoso portone d’ingresso. Infine, s’intravede la chiesa di Maria Santissima del Lume, con la sua torre dell’orologio, verso la fine del film, quando Totò adulto partecipa al corteo funebre per Alfredo.
Ovviamente a Palazzo Adriano non troviamo il Cinema Paradiso, per quanto tutti i turisti chiedano dove si trovi. Il cinema, infatti, era uno scenario cinematografico che lo stesso regista fece distruggere in una delle scene finali. Ma a Palazzo Adriano oggi si può visitare il Museo “Nuovo Cinema Paradiso”, nel quale sono conservati alcuni cimeli, come ad esempio la bicicletta di Alfredo e moltissime foto del set, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Ennio Morricone. Certo, non tutte le scene furono riprese a Palazzo Adriano, alcune sono state girate al piccolo porticciolo di Cefalù, che nel film funge da Cinema Paradiso all’aperto durante il periodo estivo. Altre scene sono state realizzate in altri luoghi della provincia palermitana tra cui Castelbuono, dove nel Castello dei Ventimiglia fu ambientata la scuola di Totò. Le scene tra le strade bombardate, in cui Totò cammina con la madre dopo aver ricevuto la notizia della morte in guerra del padre, sono state girate a Poggioreale in provincia di Trapani, un paesino fantasma distrutto dal terremoto del 1968.
Il film è stato restaurato da Luce Cinecittà in collaborazione con il laboratorio bolognese, L’Immagine Ritrovata in occasione dei suoi venticinque anni. In un’intervista Il regista, dopo aver introdotto alla platea il film nella sua veste rinnovata, confessa: “Nuovo Cinema Paradiso è tutto per me, è grazie a questo film che ho potuto continuare a fare il mio mestiere. Un film stranissimo, che ancora oggi suscita nel pubblico un entusiasmo e una passione che m’imbarazzano. Decisamente un’opera che ha sempre fatto di testa sua.”
Vuoi scoprire i luoghi di “Malèna”, un altro film famoso di Tornatore girato nella Sicilia orientale, a Siracusa e Noto, e nella parte occidentale alla Scala dei Turchi, tutti luoghi che appartengono al patrimonio culturale dell’UNESCO?
Partecipa alla conferenza il 22 marzo. Qui il link per l’iscrizione: