Et hovedværk i italiensk og europæisk film, skabt af den perfektionistiske filminstruktør og neorealismens fader Luchino Visconti
Leoparden bygger på romanen af samme navn, skrevet af den sicilianske forfatter Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), hertug af Palma di Montechiaro og fyrsten af Lampedusa. Leoparden var hans eneste roman, som blev udgivet i 1958 – efter hans død og gjorde ham berømt post-humt. Leoparden regnes i dag for et hovedværk i det 20. århundredes italienske litteratur. Leoparden beskriver det sicilianske aristokratis undergang i 1860, hvor hele aristokratiets position trues af den demokratiske bevægelse, som ønsker et samlet Italien styret af moderne embedsmænd fra nord.
Efter at Visconti havde læst romanen flere gange, indså han, at han skulle løse nogle kæmpe store problemer: han skulle finde egnede steder til at erstatte de paladser, der er beskrevet i romanen, men som ikke længere eksisterede i virkeligheden ,og han skulle ”rense” en landsby i 60erne for alle de moderne forstyrrende elementer, som f.eks. lygtepæle, telefonpæle, el-ledninger, asfalterede veje, radiatorerne osv., der ikke fandtes i 1860erne , hvor fortællingen foregik. Hvis Visconti skulle optage filmen i dag, ville han have haft færre vanskeligheder. Først og fremmest fordi fyrstepaladset, der blev bombarderet under anden verdenskrig, blev genopbygget i 2015 af nogle sicilianske borgere. Ja, en gruppe arkitekter restaurerede det, der var tilbage af villaen med egen finansiering og ved at bevare det oprindelige udsende og struktur af det fornemme Lampedusa-familiepalads. For det andet er det i dag, i modsætning til begyndelsen af 60erne, muligt at rekonstruere hele scenariet, samt de manglende bygninger med digitale computerteknikker.
Intet var umuligt at opnå for den perfektionistisk filminstruktør, som var kendt for at drive sin producer Goffredo Lombardo til vanvid med sine mange helt exceptionelle krav. Lombardo fortæller, at Visconti, under optagelserne af Leoparden, krævede, at der hver dag skulle bringes friske blomster til Palermo, Sicilien, fra det berømte Sanremo – blomsterkysten i Liguria, Norditalien!! Ikke nok med det, fortæller Lombardo videre, at i den pragtfulde dansescene med hundredvis af dansende skuespillere iført hvide handsker, på trods af varmen, kunne Visconti få øje på det mindste svedplet på handskerne. Visconti kunne slet ikke koncentrere sig om at filme, hvis handskerne ikke var helt pletfri og derfor krævede han, at der blev oprettet et vaskeri med ca. 50 kvinder til at vaske handskerne hver dag. Men Visconti får også noget nær perfekte præstationer ud af hele skuespillerholdet. I filmen optræder nogle af den tids store filmstjerner, for eksempel spilles fyrst Fabrizio Salina af Burt Lancaster, og de to sexsymboler Tancredi og Angelica, spilles af Alain Delon og Claudia Cardinale. Filmen tager os ind i de vidunderlige paladser og villaer, som Visconti valgte at filme i Leoparden: Palazzo Gangi, Villa Boscogrande, landsbyen Ciminna, kvarteret Kelsa i Palermo, Piana degli Albanesi og, i Ariccia i nærheden af Rom, Palazzo Chigi, som blev benyttet til optagelserne af de indvendige scener i fyrstepaladset.
Hvis du er interesseret i at høre flere interessante historier om filmen, så følg med i hvor jeg holder det næste foredrag i efteråret.
Tilmeld dig til filmturismeforedrag Leoparden den 27.11. 2020 hos FOF Nordsjælland
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Trent’anni dopo l’uscita, la pellicola torna a essere protagonista
Questa è la storia rocambolesca del trentennale “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore.
Le sorti del film cambiano radicalmente durante il suo percorso. Inizia nel 1988 con un flop nazionale, poi si presenta al Festival di Cannes con una versione ridotta e vince il Gran Premio della Giuria. Pochi mesi dopo si candida all’Oscar e nel marzo del 1990 lo vince come Miglior Film Straniero. Nel 1991 vince ben cinque premi BAFTA. Un’esperienza a dir poco clamorosa, che si snoda tra grandi delusioni e infinite soddisfazioni. Come un’Araba Fenice, il film rinasce e in poco più di un anno passa dalle “ceneri” alle “stelle” di Hollywood.
“Nuovo Cinema Paradiso” si presenta in più versioni di diversa lunghezza. L’originaria versione di 155 minuti fu un vero disastro, così Tornatore un anno dopo decide di sostituirla con una seconda versione ridotta di trenta minuti e la presenta a Cannes. In seguito nel 2002 esce una versione “director’s cut” di 173 minuti. Nel 2014 la pellicola si rilancia a Los Angeles in una nuova scintillante versione restaurata. A fine proiezione il pubblico americano si alza in una fortissima interminabile e commovente standing ovation. Nel novembre del 2018, in occasione del 30° anniversario, il film viene proiettato in tutti i cinema della Danimarca nella sua rinnovata versione. Insomma sembra che “Nuovo Cinema Paradiso” abbia una sua volontà propria che lo vuole di volta in volta sempre protagonista.
Sembra quasi inverosimile che nel novembre del 1988, il Cinema Aurora di Messina, a differenza di tutti gli altri cinema in Italia, fu l’unico a tenere il film per una settimana. Il gestore Gianni Parlagreco vide “Nuovo Cinema Paradiso” e se ne innamorò subito. Gli ritornò in mente tutta la sua vita da ragazzo, il suo amore per il cinema di provincia vicino a casa, la puzza di fumo di cui era impregnato tutto, le sedie di legno e una galleria completa degli svariati tipi di personaggi locali che frequentavano la sala. Anche a Messina il film non incassa, ma la passione per il cinema di Gianni, che si riconosce nel piccolo Totò, lo fa escogitare uno stratagemma: l’esercente lascia entrare gratis gli spettatori, ma all’uscita, se il film è stato di loro gradimento, possono pagare il biglietto. Fu così che progressivamente il film crebbe e arrivò a incassare settantadue milioni di lire solo a Messina contro l’incasso complessivo di 120 milioni in tutta Italia.
A ispirare il regista fu un fatto realmente accaduto nel 1977, durante uno dei suoi viaggi in Sicilia. Tornatore scoprì che il cinema della sua infanzia era stato chiuso. All’epoca accadeva continuamente, alcune città italiane rimasero senza cinema. In quegli anni le videocassette avevano preso il sopravvento e sembravano seriamente minacciare il futuro delle sale cinematografiche. Tornatore decise che era arrivato il momento di realizzare un progetto che si portava dietro da qualche tempo e si mise a intervistare i vecchi del posto, chiedendo loro di raccontare la storia del cinematografo. Il personaggio di Alfredo è ispirato ad Alfredo Vaccaro, puparo siciliano (siracusano) che raccontò a Tornatore il suo mestiere di proiezionista con tutte le limitazioni di allora. Ne nacque così “Nuovo Cinema Paradiso”, un film che è un tributo alla storia del cinema, alla vita, ma anche alla realizzazione dei propri sogni e a quelli infranti.
In questo film il regista siciliano, nativo di Bagheria in provincia di Palermo, ci porta a spasso per gli incantevoli paesaggi della Sicilia. L’immaginario paesino di Giancaldo, cornice della storia, è in realtà una montagna che sovrasta Bagheria, in provincia di Palermo. Mentre le scene ambientate nel presunto Giancaldo sono state realizzate a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo. La bellissima piazza di Palazzo Adriano, con la caratteristica fontana bianca ottagonale in stile barocco del 1608, è il fulcro delle riprese, dove s’intrecciano le vicende del film. Oggi la piazza, a parte il traffico automobilistico, è rimasta invariata, così come le sue tre chiese. La chiesa di Maria Santissima Assunta, adornata di stucchi e impreziosita dall’arte dell’artista palermitano Giuseppe Patania, fa da sfondo alla vita degli abitanti di Giancaldo: donne che preparano l’estratto di pomodoro, il giovane Totò che si sofferma sui gradini a pensare ai consigli di Alfredo e così via. Mentre gli interni del Cinema Paradiso furono girati nella Chiesa di Maria Santissima del Carmelo, caratterizzata da un’unica navata e da un maestoso portone d’ingresso. Infine, s’intravede la chiesa di Maria Santissima del Lume, con la sua torre dell’orologio, verso la fine del film, quando Totò adulto partecipa al corteo funebre per Alfredo.
Ovviamente a Palazzo Adriano non troviamo il Cinema Paradiso, per quanto tutti i turisti chiedano dove si trovi. Il cinema, infatti, era uno scenario cinematografico che lo stesso regista fece distruggere in una delle scene finali. Ma a Palazzo Adriano oggi si può visitare il Museo “Nuovo Cinema Paradiso”, nel quale sono conservati alcuni cimeli, come ad esempio la bicicletta di Alfredo e moltissime foto del set, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Ennio Morricone. Certo, non tutte le scene furono riprese a Palazzo Adriano, alcune sono state girate al piccolo porticciolo di Cefalù, che nel film funge da Cinema Paradiso all’aperto durante il periodo estivo. Altre scene sono state realizzate in altri luoghi della provincia palermitana tra cui Castelbuono, dove nel Castello dei Ventimiglia fu ambientata la scuola di Totò. Le scene tra le strade bombardate, in cui Totò cammina con la madre dopo aver ricevuto la notizia della morte in guerra del padre, sono state girate a Poggioreale in provincia di Trapani, un paesino fantasma distrutto dal terremoto del 1968.
Il film è stato restaurato da Luce Cinecittà in collaborazione con il laboratorio bolognese, L’Immagine Ritrovata in occasione dei suoi venticinque anni. In un’intervista Il regista, dopo aver introdotto alla platea il film nella sua veste rinnovata, confessa: “Nuovo Cinema Paradiso è tutto per me, è grazie a questo film che ho potuto continuare a fare il mio mestiere. Un film stranissimo, che ancora oggi suscita nel pubblico un entusiasmo e una passione che m’imbarazzano. Decisamente un’opera che ha sempre fatto di testa sua.”
Vuoi scoprire i luoghi di “Malèna”, un altro film famoso di Tornatore girato nella Sicilia orientale, a Siracusa e Noto, e nella parte occidentale alla Scala dei Turchi, tutti luoghi che appartengono al patrimonio culturale dell’UNESCO?
Partecipa alla conferenza il 22 marzo. Qui il link per l’iscrizione: