“Accabadora” è un romanzo scritto da Michela Murgia e pubblicato nel maggio 2009 per la casa editrice italiana Einaudi.
Il romanzo è stato tradotto in numerose lingue straniere, qui incluso il danese.
Con questo libro l’autrice ha vinto la sezione narrativa del Premio Dessì nel settembre 2009. Nel maggio 2010 il romanzo è stato premiato con il SuperMondello, il riconoscimento più importante del Premio Mondello e, nel settembre dello stesso anno, con il Premio Campiello.
Accabadora significa in dialetto sardo colei che finisce. La vecchia sarta tzia Bonaria Urrai essendo senza figli prende in prestito Maria, di 6 anni, quarta figlia di un’altra vedova che con grande piacere si priva di una bocca da sfamare. Maria osserva la zia e impara il mestiere di sarta, ma scopre anche che Bonaria sa fare altro quando si assenta la notte. La prima madre dá la vita, l’ultima madre “accabadora” aiuta a farla finita, se si fa fatica a morire. Questo è stato fatto in Sardegna da centenni, ma negli anni 50 le vecchie regole e gli accordi segreti stanno per perdere la loro validitá, un nuovo mondo si fa avanti minaccioso. Seguiamo l’ ingenuinitá della bambina e la sua trasformazione in donna a fianco della vecchia donna che pensa di esercitare un gesto d’amore, necessario a chi soffre, alla sua famiglia, al suo popolo. L’Accabadora è un essere pieno di migliaia di punti interrogativi, ma con l’unica certezza di aver raggiunto la consapevolezza della sofferenza, della misericordia e della morte.
Una lettura affascinante, agrodolce, profumata di mare, di luce e di giovinezza, ma con il puzzo di terra, di tenebra e di morte. Il linguaggio è asciutto e poetico allo stesso tempo, cadenzato sí che si vorrebbe leggere ad alta voce, lo stile delinea i contorni di ogni personaggio, di ogni frase con la stessa accuratezza usata da Tzia Bonaria Urrai per cucire le asole.
Nel romanzo c’è piú amore che morte.